sabato 27 ottobre 2012

PORTA FIDEI: Verso un anno della fede - di Fabrizio Filiberti, presidente dell'Associazione Città di Dio


Avviso ai naviganti. Con la Lettera apostolica”Porta Fidei” dell’11 ottobre 2011 Benedetto XVI ha indetto l’anno della fede che andrà dal prossimo 11 ottobre 2012 al 24 ottobre 2013. L’anno investe anche singolari anniversari: il 50° dell’apertura del Concilio Vaticano II e il 20° della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Nell’ottobre 2012, poi, il Sinodo dei vescovi sarà chiamato a discutere su “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. Benedetto XVI è consapevole del mutato quadro di valori non più condivisi e della maggiore attenzione, anche da parte dei credenti, delle conseguenze sul piano sociale, culturale e politico, a discapito della preoccupazione di alimentare la fede personale come presupposto del vivere. Analoga consapevolezza fu propria di Paolo VI che nel 1967, poco dopo la conclusione del Concilio, indisse un anno della fede in memoria dei fondatori Pietro e Paolo affinché la Chiesa potesse riprendere “esatta coscienza della sua fede, per ravvivarla, per purificarla, per confermarla, per confessarla”. Benedetto XVI non sottovaluta il nesso tra anno della fede e Concilio, affinché i suoi documenti siano assunti come “qualificati e normativi del magistero”, affinché “se lo leggiamo e recepiamo guidati da una giusta ermeneutica, esso [possa] essere e diventare sempre più una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa”. Sono parole importanti e consapevoli del crinale difficile che la Chiesa attraversa. Non si tratta ovviamente solo della Chiesa istituzione visibile – santa e peccatrice, ferita da colpe evidenti e profonde, santificata da sforzi di coerenza evangelica e di martirio – quanto della chiesa popolo di Dio, chiamato a testimoniare nel mondo il mistero dell’Amore di Dio. La “fede che si rende operosa per mezzo della carità” (Gal 5,6) non è sentimento astratto: plasma pensieri e affetti, mentalità e comportamenti. Una carente conversione ad essa, mina le basi del vivere una vita buona, bella e felice. Aggiungerei, benedetta.
Occorre dare atto al Papa dello sforzo di attestare, davanti al mondo, che l’esperienza di fede è gioiosa, felice, che si tratta di una evento di grazia. Con ciò segna una distanza dal quasi lugubre tenore di un tempo, quando tutto era centrato sul timore del giudizio divino o dall’eccessivo scrupolo moralistico. Traspare cioè una certa valenza estetica, la bellezza della fede, come esperienza più originaria della pur necessaria adesione intellettuale alla dottrina e alla doverosa osservanza dei precetti e dei comandamenti. Non è cosa da poco, per il vecchio Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede (ex Sant’Uffizio)! Con ciò raccoglie senza dubbio alcune tendenze presenti nelle sensibilità odierne, anche teologiche, aiutandoci a riscoprire le sorgenti della fede, le sue origini, accompagnate non tanto da contenuti ragionati e riflessi quanto dall’entusiasmo per una sequela di vita innovativa. È l’entusiasmo che si vorrebbe riattivare a livello diffuso, nei singoli e nelle comunità di tutto il mondo. Citando Sant’Agostino, il Papa ricorda come la fede, sintetizzata nel Simbolo apostolico (il Credo), viene consegnato ai credenti: “nella mente e nel cuore lo dovete tenere sempre presente, lo dovete ripetere nei vostri letti, ripensarlo nelle piazze e non scordarlo durante i pasti: e anche quando dormite con il corpo, dovete vegliare in esso con il cuore”. Richiama alla memoria lo Shemà Israel, la quotidiana preghiera ebraica nella quale si proclama “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porta” (Dt 6,4-9). Testo che Paolo ha presente laddove dice “Se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa professione di fede per avere la salvezza” (Rom 10,9-10). Il Papa commenta: il cuore indica che il primo atto con cui si viene alla fede è dono di Dio e azione di grazia che agisce e trasforma la persona fin nel suo intimo. Occorre non far scadere in un immaginario “magico” questa esperienza di grazia: si tratta sempre dell’incontro concreto che noi abbiamo con la figura, parole e azioni, di Gesù. L’incontro è la grazia, Gesù che viene e s’impone con la sua “bellezza”. Non sono i contenuti della fede che aprono il cuore, non sono la plausibilità delle affermazioni, delle visioni del mondo, delle teologie! Insisto però nel dire che la fede, che è dono, non piove dall’alto. La fede è il dono che fiorisce sull’impatto che Cristo ha sulla nostra vita, sul nostro innestarci in lui nella sequela dopo l’incontro. Include i contenuti, non solo dottrinali – questi, è vero, vengono in second’ordine, come atto di razionalizzazione della propria fede –, quanto esperienziali, emotivi, espressione del sentimento suscitato, che non è sentimentalismo ma stupore, meraviglia, amore. Lo stesso che induce a testimoniare pubblicamente il tesoro scoperto!
È dunque singolare che Benedetto XVI, dopo aver detto sostanzialmente queste cose, concentri l’attenzione, a livello di strumentazione di aiuto per attraversare l’anno della fede, sul Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992, cioè su un documento certamente “prezioso e indispensabile” ma anche il più ostico e lontano dalla sensibilità spirituale dell’uomo di oggi. Semmai, da tenere come parametro essenziale, visto che la fede cristiana non è esercizio individuale ma nasce e si sviluppa nella comunità che crede, nella Chiesa. Si vuole solo dire che ci si sarebbe atteso un vibrante invito a tornare alla fonte prima, alla Parola di Dio che la Sacra Scrittura ci consegna e che, questa sì, attraversa i secoli. A partire da essa, si può “fare memoria dei tanti modi in cui la Chiesa ha meditato sulla fede e prodotto progresso nella dottrina per dare certezza ai credenti nella loro vita di fede”. Parola e Tradizione, entrambe da approfondire.

Fabrizio Filiberti


sabato 13 ottobre 2012

Giornata di studio - SPIRITO MONDANO Per una spiritualità del nostro tempo


Città di Dio
Associazione ecumenica di cultura religiosa

Convento dei Frati Minori
Monte Mesma- Ameno (NO)


domenica
21 ottobre 2012
9,15– 16,30

Giornata di studio
SPIRITO MONDANO
Per una spiritualità del nostro tempo

Se la dimensione dello spirito è strutturale nell’essere umano, essa non sparisce, piuttosto s’affievolisce, cambia luoghi e tempi in cui si esprime, nomi nei quali si dice e forme in cui s’incarna. Vogliamo sondare il terreno di quanto si muove a riguardo ed esplorare qualche elemento emergente, come spunto per un cammino da avviare come associazione e come persone.


9,15-10,30
SPIRITO PERDUTO O DISLOCATO?
Uno sguardo sulla condizione contemporanea
Rel: Fabrizio Filiberti, Presidente “Città di Dio”

10,45-11,45
ESPERIMENTI E INIBIZIONI
Rel: Massimo Diana, filosofo e psicologo della religione/Marina Vicario, pedagogista counselor, Borgomanero

dibattito

pranzo ore 12,45
(SOLO SU PRENOTAZIONE)

14,30- 15,30
SACRAMENTALITA’ DEL QUOTIDIANO
Luoghi e tempi dello spirito
Rel: R. Tagliaferri, docente di Teologia della Liturgia, Istituto di liturgia pastorale S. Giustina, Padova

15,30- 16,30
Confronto finale con i relatori

Dati tecnici

Costi
Iscrizione  euro  5,00
Pranzo      euro 10,00
Pernottamento e pasti  euro 40,00
Informazioni e prenotazioni
Segreteria        0322 – 259212
                        333 8465144

IL TESTAMENTO DI CHIARA D’ASSISI Una vita tradotta in messaggio spirituale - Carlo PAOLAZZI o.f.m.


Città di Dio
Associazione ecumenica di cultura religiosa

Convento dei Frati Minori
Monte Mesma- Ameno (NO)


domenica
14 ottobre 2012
9,15– 12,30

IL TESTAMENTO DI CHIARA D’ASSISI
Una vita tradotta in messaggio spirituale

Carlo PAOLAZZI o.f.m.


Per il ciclo “Attorno a Frate Francesco” proponiamo di incontrare la figura di Chiara d’Assisi attraverso le parole del suo Testamento. “Pianticella” cresciuta nell’incontro con Francesco crebbe in verità con una sua autonomia di vita e di spiritualità. Volle fortemente una regola adatta alle sue sorelle, senza cedere ai modelli estranei alla sua esperienza. “Chiara e Francesco furono scelti e chiamati ad una vocazione personale, uniti e disgiunti, poveri e soli, destinati alla stabilità e all’itineranza, alla contemplazione e alla predicazione, chiamati ad essere riparatori e ricostruttori all’interno di una Chiesa medievale imbrigliata e lontana dagli ultimi” (M. Simonotti). Nell’anno che ha visto l’VIII centenario della consacrazione di Chiara, continuiamo a sperare in figure capaci di tanto, dentro e fuori la Chiesa.




Dati tecnici:
Contributo all’incontro: 4,00 euro (5,00 con prenotazione Atti)
È possibile pranzare al convento (10,00 euro) solo previa prenotazione entro il giovedì precedente l’incontro

Informazioni:
Milena Simonotti 3338465144
Fabrizio Filiberti   0322 259212