martedì 4 giugno 2013

CAMMINARE NELLA FEDE CON CARLO MARIA MARTINI Francesco Bargellini



“Città di Dio”

Associazione ecumenica di cultura religiosa





Convento Frati Minori

Monte Mesma—Ameno (NO)



GIOVEDI’

20 GIUGNO 2013



CAMMINARE NELLA FEDE

CON CARLO MARIA MARTINI



Francesco Bargellini



La serata conclusiva del nostro anno sociale è dedicata al Card. C. M. Martini. Don Francesco Bargellini ci guiderà in un itinerario sul credere oggi attraverso l’esperienza di Carlo Maria Martini. Lo farà ripercorrendo le sue parole, le tappe fondamentali del suo insegnamento, raccolti nel suo libro, recentemente pubblicato, Il coraggio della speranza. Un cammino con C. M. Martini(Cittadella editrice, 2013). 



Programma



Ore 18,45 Vespri con i Frati del Mesma



Ore 19,30 cena conviviale



Ore 20,45 Conferenza





Per la CENA fredda occorre la prenotazione entro martedì 18 giugno

telefonando al 3338465144



(offerta libera)

Lo SHINTO e le altre forme religiose e di pensiero in Giappone - ALDO FIORENTINI



“Città di Dio”

Associazione ecumenica di cultura religiosa



Convento Frati Minori

Monte Mesma—Ameno (NO)



Domenica

9 GIUGNO 2013

9,15-12,30



Lo SHINTO

e le altre forme religiose

e di pensiero in Giappone



ALDO FIORENTINI



Lo Shinto costituisce, accanto ad altre forme religiose, forse lo specifico della cultura giapponese senza costituire una uniforme esperienza religiosa, quanto piuttosto una trama di riti e credenze difficilmente riconducibili a schemi definiti. Convive in forme sincretiste con buddismo, taoismo e altri filoni di pensiero che vorremmo accostare in una panoramica generale, capace di introdurre in quello che è veramente come l’Estremo Oriente, una civiltà profondamente difforme dall’Occidentale, nella quale ritualità, atteggiamenti personali, simbologia costituiscono un tutt’uno capace di dare senso compiuto all’esistenza.




Aldo FIORENTINI è ingegnere. Le esperienze lavorative in Russia, Romania e in Estremo oriente, l’hanno portato all’interesse per lo studio appassionato della lingua e della cultura del Giappone. Collabora con le Università delle Tre Età di Pavia e Voghera per la diffusione della cultura e della lingua giapponese.



Dati tecnici:

Contributo all’incontro: 4,00 euro

Pranzo di domenica presso il Convento solo su prenotazione entro il giovedì precedente :10,00 euro

Possibilità di pernottamento in Convento su prenotazione entro il giovedì precedente: 40,00 euro




Informazioni:

Fabrizio Filiberti 0322 259212

Milena Simonotti 3338465144




venerdì 3 maggio 2013

AVVISO


AVVISO
 
L'incontro con Ernesto BORGHI sul Vangelo di Luca è limitato alla giornata di
 
sabato 4 maggio 2013
 
Programma:
 
15,30-18,30     Introduzione e letture dal Vangelo di Luca
 
per chi desidera fermarsi a cena (prenotazione obbligatoria entro il giovedì precedente)
20,45-22,00 incontro-dibattito su "La chiesa a partire da Luca"
 
 

martedì 16 aprile 2013

CONVEGNO: FRATELLO SOLE, SORELLA ACQUA E GLI ALTRI VIVENTI Una spiritualità nella crisi ambientale 11-12 maggio 2013



“Città di Dio”

Associazione ecumenica di cultura religiosa



Convegno

FRATELLO SOLE, SORELLA ACQUA E GLI ALTRI VIVENTI

Una spiritualità nella crisi ambientale

11-12 maggio 2013



La crisi ambientale che caratterizza il nostro mondo è fenomeno ai più sconosciuto nella sua devastante ampiezza. Accanto ai profili di un nuovo agire pratico accompagnato da una adeguata etica della responsabilità, occorre misurarsi con l’appello ad una nuova relazionalità complessiva con la natura. Le spiritualità e le religioni l’hanno da sempre alimentata ed oggi occorre riscoprirla in modo adeguato al sentire e alle conoscenze maturate nella modernità.



Sabato 11 mattina (9,15 – 13,00)

APOKALYPSE NOW?

Uno sguardo ragionato sul disastro ambientale



ECLISSE E PROIEZIONI

Relatrice: Silvana Galassi, docente di Ecologia della Nutrizione, Università di Milano, Membro del Comitato scientifico del W.W.F.- Italia



INTERPRETARE LA CRISI: PARADIGMI A CONFRONTO

Relatore: Simone Morandini, Coordinatore del progetto “Etica, filosofia, teologia” presso la Fondazione Lanza, docente di teologia della creazione, Facoltà teologica del Triveneto



Sabato 11 pomeriggio (14,45- 18,00)

ECOSOFIA

Cosa insegnano le sapienze di ieri e di oggi?



RIPENSAMENTI ECO-FILOSOFICI

Relatore: Piergiacomo Pagano, Ricercatore presso l’ENEA di Bologna, esperto di Filosofia ambientale



PER UNA NUOVA RELAZIONALITÀ CON IL MONDO ANIMALE

Relatore: Giacomo Coccolini, docente di Filosofia della religione, Facoltà teologica dell’Emilia Romagna



Domenica 12 mattina (9,15-13,00)

LA CREAZIONE GEME IN ATTESA

Voci per una rinnovata coabitazione



INTERDIPENDENZA FRA GLI ESSERI

Relatrice: Venerabile Seishin E. Viviani, monaca buddista, tradizione Zen Soto.



FRANCESCO

Relatore: fr. Massimo Tedoldi o.f.m.



Domenica 12 pomeriggio (14,30-17,30)



ABITARE LA TERRA. Panorami letterari e artistici

Relatore: Pier Davide Guenzi, docente di Teologia morale, Studio teologico di Novara



ESSERE OSPITI. Una spiritualità della creatura

Relatore: Fabrizio Filiberti, Presidente “Città di Dio”





Luogo

Convento dei Frati Minori di Monte Mesma—Ameno (NO)



Costi

Iscrizione al convegno: 10,00 euro

Pernottamento (compresi pasti): 40,00 euro

Pranzo presso il Convento: 10,00 euro

Prenotazione obbligatoria dei pranzi entro il giovedì precedente

Informazioni 

0322 259212

3338465144










con il contributo

FONDAZIONE DELLE COMUNITA’ DEL NOVARESE ONLUS

martedì 9 aprile 2013

CRISTIANESIMI





Se il kerigma della morte e risurrezione di Gesù costituisce il nucleo originario della fede cristiana, occorre rendersi conto che le conseguenze di questo annuncio non hanno prodotto in un colpo solo quello che oggi chiamiamo “cristianesimo”. Occorre, dal punto di vista storico, non applicare a quanto avvenne nel I secolo le categorie di oggi, sebbene abbiano una lunga tradizione. Lo sguardo degli storici è ormai consolidato sulla opportunità di focalizzare diversi gruppi e comunità, che non hanno recepito una dottrina su Gesù (tanto meno un catechismo), quanto hanno aderito a una persona, a uno stile di vita, a un’esperienza umana e religiosa, interna, peraltro, all’originaria cultura giudaica. Quando in Atti degli Apostoli 11,26 si dice che ad Antiochia, capitale della provincia romana di Siria, “per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani”, non necessariamente si deve pensare che si ritenessero già un gruppo esterno al “giudaismo”, né che appartenessero loro le forme e istituzioni che vedremo proprie del III-IV secolo, nelle quali più facilmente noi stessi potremmo riconoscerci. Ad un certo punto, è certo che il gruppo dei cristiani si separò e fu espulso dalle sinagoghe, dove di solito predicavano, ma non sembra nemmeno questo il punto in cui “nacque” il cristianesimo.
Il fatto è che le conseguenze della vicenda di Gesù e dell’annuncio della sua risurrezione, furono tali da produrre una rapida formazione di comunità, secondo uno schema che, verosimilmente, si può rintracciare in Atti 2,8 laddove si dice che i discepoli sarebbero stati testimoni di Gesù “a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra”. Questa geografia – precisata con lo sviluppo nell’area siriana, nell’Asia minore, nella Grecia fino alla Macedonia e a Roma – costituisce il canovaccio della narrazione degli Atti, interessati più che alla precisione dei fatti ad una teologia della missione, al cammino della Parola fino ai confini del mondo conosciuto o, meglio, al suo centro (Roma). Narrazione sufficiente per vedere come le comunità sorsero in comunione, ma anche in autonomia tra loro e come in esse si moltiplicarono inizialmente le “voci” missionarie, portando a più forme di cristianesimo. Giacomo, Barnaba, Pietro, Paolo, ma anche Apollo ed altri, sono i protagonisti di predicazioni talvolta in conflitto tra loro. È evidente che il “cristianesimo” è stato fin dall’inizio una pluralità di cristianesimi, locali, raggruppati attorno a figure carismatiche, all’uso di testi che via via s’imponevano per autorevolezza. Ma, chi sono i cristiani in rapporto ai giudei e ai pagani?
Occorre notare che mentre si parla di “giudeo” in riferimento ad un gruppo etnico culturalmente omogeneo (sarebbe più corretto dire: ebreo) e di “giudaico” riguardo a una cultura e alla religione di appartenenza (giudaismo opposto a ellenismo), ciò non vale per le parole “gentili” o “pagani” – che ricorrono nel Nuovo Testamento. Con esse s’indicano i romani, gli egizi, i greci – termine, quest’ultimo, talvolta generalizzato per indicare tutti i “gentili”, persone né etnicamente ebree né appartenenti alla “cultura” e “religione” giudaica. Sappiamo di pagani – etnicamente –simpatizzanti del giudaismo (timorati di Dio, es.: Cornelio, i “greci” cui ad Antiochia si inizia a predicare nella sinagoga, At 11,20), come di giudei/ebrei – etnicamente - che appartengono alla cultura greco-romana.
Dire cristiani, invece, significa, nel I secolo, parlare di seguaci di Gesù, cioè persone che si differenziano per il fatto di seguire Gesù dentro una cultura qualsiasi, giudaica o greco-romana: in questo caso Atti individua cristiani ebrei/giudei “giudaici” (etnici e di cultura-religione giudaica: Pietro, Giacomo ecc.) e cristiani ebrei/giudei (etnici ma) di cultura greco-romana (gli “ellenisti”: Stefano, 6,5); accanto, pagani cristiani cioè provenienti dal mondo culturale-religioso dei gentili/pagani (ad es. il centurione Cornelio, romano, già simpatizzante del giudaismo e fattosi cristiano, 10,1; 11,20). I cristiani del I secolo, cioè, non solo non hanno prodotto ancora una cultura a sé (una precisa e distinta organizzazione dello spazio e del tempo), tanto meno una società uniforme, ma prescindevano da una cultura specifica. Non sono una etnia quanto una comunità, una associazione di persone, di etnie e culture anche diverse, dentro società già stabilite. Se c’è un carattere innovativo – soprattutto rispetto agli ebrei - è l’istanza missionaria svincolata da esigenze etnico-religiose, che favorì la piena inclusione di quei greci che nel giudaismo rimanevano, come simpatizzanti incirconcisi, ai margini dello stesso.
Ad Antiochia, perciò, s’inizierebbe a identificare una comunità di persone che si distingue (e poi si stacca) dalla comunità religiosa giudaica, a suo tempo radicatasi in quella città, inglobando in modo via via prevalente i pagani.
C’è già, nei fedeli d’Antiochia, quel “quid” che li accomuna a coloro che apparterranno a quella che sarà definita la “Grande Chiesa”? Vista la rilevanza che Atti dà a questa chiesa rispetto alle altre sette cristiane, cioè alle “scelte” diverse in termini di interpretazione della vicenda di Gesù, vi è in essa un “nocciolo” comune normativo (vincolante) che discrimina tra le opzioni pratiche e teologiche via vie nate dall’evento Gesù dando vita ad un “sistema religioso” preciso? Diverso dal giudaismo ovviamente, come dagli altri sistemi religiosi del tempo.
Nella geografia dei cristiani si deve riconoscere un gruppo, presso la chiesa madre di Gerusalemme (quello di Giacomo fratello del Signore, At 12,17), che rimarrà interno alla società giudaica. Gli studiosi parlano di “giudeocristianesimo”. I giudeocristiani – destinati poi a sparire - rimarrebbero giudaici per cultura, ma cristiani per sistema religioso? Avrebbero convinzioni e prassi diverse dai giudei (come, del resto, il Battista), senza uscire di per sé dal giudaismo (come Gesù stesso, che rimase giudeo fino alla fine). Altri gruppi si svilupperanno nell’alveo della sequela di Gesù, ma con caratteri più nettamente singolari e alternativi (gnostici, ebioniti, ecc.). Sistemi religiosi cristiani o eretici? Se eretici, rispetto a cosa?
Come si vede, la questione è complicata. Raccogliamo l’idea che opportunamente, nel tempo delle origini, si parla di cristianesimi: giudeocristiani, ellenistici, gnostici ecc. Paolo, nella Lettera ai Galati (3,28) consente di orientarsi: “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”. Paolo vuole segnalare – semplificando un po’ - che al di sopra delle distinzioni etniche (ebreo/giudeo o greco), culturali (giudeo o greco/gentile), sociali, di genere, c’è una nuova possibile comune appartenenza all’unica Chiesa di Cristo (meglio, alla chiesa che è in Filippi, Corinto, Antiochia, Gerusalemme, ecc.). Questa sospende, ma non annulla, ogni altra appartenenza: si tratta di interpretare complessivamente la realtà alla luce di un principio che è ora Cristo, non più etnico né storico-culturale, né – diremmo - religioso. È in questa prospettiva che occorrerà leggere la “libertà dei figli di Dio” propria dell’annuncio cristiano. Libertà che ad Antiochia – lì dove Paolo è stato accolto e ha vissuto le prime esperienza da convertito – si è certo espressa in modo singolare, tanto da alimentare anche teologicamente lo sviluppo successivo.
Avviso ai naviganti. Ho dovuto eccedere in questa somma di considerazioni: oggi più che mai, nella prospettiva globale in cui il pluralismo delle culture e religioni ritorna ad essere incontro effettivo di concezioni e modi di vita diversi, occorre ricordare la pluralità originaria del cristianesimo che già al suo interno ha vissuto posizioni diverse imparando le esigenze del dialogo non sempre facile, non sempre riuscito; a volte, tradito.

Fabrizio Filiberti

venerdì 22 marzo 2013




“Città di Dio”

Associazione ecumenica di cultura religiosa



Convento del Monte Mesma

Ameno (NO)



Domenica 14 aprile 2013

9,15 – 12,30



EDMOND JABES

Dal deserto al libro



ALBERTO FOLIN




Nato al Cairo e vissuto in Francia, E. Jabès (1912-1991) è poeta che, nella sua complessa opera, attraversa — da ebreo non praticante — temi singolari (il deserto, l’assenza di Dio, il silenzio, l’ascolto, lo scrivere, la somiglianza). Una riflessione perenne che fa di ogni libro una totale immedesimazione di sé, una recita della propria vita. Il libro è come un midrash continuo: un commento al libro, un libro infinito, come Dio, perenne interrogazione, incompiutezza; uno stare nel deserto come luogo dell’erranza, condizione propria dell’ebreo (dell’uomo). L’umanesimo ricercato rimane così preda continua del confronto con Dio —che l’uomo ha creato per elevarsi— e con la sua assenza— che attesta non l’essere rivelato e rassicurante, ma la drammatica e perenne ricerca di senso. “Dio è il passaggio”.



Alberto FOLIN, Docente di Scritture e Poetiche, Ermeneutica leopardiana, presso l’Università Suor Orsola Benincasa, Napoli. Membro del comitato scientifico del Centro Nazionale di Studi Leopardiani di Recanati


Dati tecnici

Contributo all’incontro : 4,00 euro


Pranzo 10,00 euro. Solo su prenotazione entro il giovedì precedente all’incontro




Informazioni:


Milena Simonotti 3338465144


Fabrizio Filiberti 0322 259212


cittadidio@libero.it

giovedì 7 marzo 2013

PERSONA E ALLEANZA Il punto sulla filosofia e teologia morale - GIANNINO PIANA

Informiamo che il fine settimana biblico con ERNESTO BORGHI sul Vangelo di Luca, sospeso a causa del maltempo, sarà recuperato il 4-5 Maggio p.v. stesso programma.



“Città di Dio”

Associazione ecumenica di cultura religiosa

Convento dei Frati Minori

Monte Mesma- Ameno (NO)


Domenica

10 marzo 2013

9,15– 12,30


PERSONA E ALLEANZA

Il punto sulla filosofia e teologia morale



GIANNINO PIANA


Contro il pericolo del relativismo, oggi tanto predicato, la morale, cercando di fondare adeguatamente i propri asserti, ha abbandonato i classici modelli metafisici e s’appoggia sempre più all’esperienza del soggetto, della persona, che, nella sua stessa azione, scopre elementi di verità e imperativi che lo orientano. Ciò ha un indubbio riflesso anche sulla riflessione teologico-morale, laddove la persona si colloca all’interno della relazione costitutiva con Dio (il Patto) e con il prossimo. Giannino Piana ha esplorato in tutto il suo lavoro filosofico e teologico i rapporti tra queste due dimensioni morali. L’incontro vuole essere così un confronto con le linee morali contemporanee, ma soprattutto l’offerta di una prospettiva plausibile sia in termini laici sia in prospettiva credente.



Giannino PIANA, Docente di Etica ed economia, Facoltà di Scienze politiche, Università di Torino. Tra le sue ultime pubblicazioni: La verità dell’azione. Introduzione all’etica, Morcelliana, Brescia (2011); In novità di vita. Vol 1: Morale fondamentale e generale, Cittadella, Assisi, (2012).




Dati tecnici:

Contributo all’incontro: 4,00

Pranzo presso il convento SOLO su prenotazione entro il GIOVEDI’ precedente (10,00 euro)


Informazioni:

Milena Simonotti 3338465144

Fabrizio Filiberti 0322 259212

venerdì 1 febbraio 2013

L'ORA DELL'AMORE - Presentazione libro

Ricordiamo a tutti gli amici dell'Associazione "Città di Dio" la presentazione del libro



ed. EDB



scritto a quatro mani dalla nostra socia Milena Simonotti e da fratel Michael David Semeraro.

L'evento si terrà alle ore 16 di DOMENICA 3 FEBBRAIO 2013 presso la Chiesa di San Giovanni in c.so Roma, Borgomanero


Milena e Michael David ci attendono numerosi!

PER ENTRARE NEL VANGELO SECONDO LUCA - Ernesto BORGHi



ABEM
Associazione Biblica Euro-Meditterranea
 
 


In collaborazione con








La lettura del Vangelo secondo Luca offre una prospettiva gioiosa e ricca di speranza, permeata com’è dalla dimensione della misericordia del Padre che Gesù riesce ad incarnare nella vita quotidiana. Ogni incontro, benché già conosciuto attraverso i racconti degli altri evangelisti, acquisisce qui un nuovo colore e offre ricchezze inattese. La lettura appare veramente un lungo itinerario, un cammino deciso, come quello che guida Gesù verso Gerusalemme, che non può che coinvolgerci.
L’analisi del testo nel suo complesso e in alcune sezioni particolari, ci accompagna non solo all’intelligenza dell’opera, ma vuole contemplare un messaggio capace di incarnarsi nell’oggi, affinché ogni lettura non sia solo esercizio mentale, ma accresca la Scrittura nella nostra ricezione contemporanea.
Ci guida un biblista appassionato, attento al testo nei suoi risvolti culturali e di fede.


Ernesto Borghi, docente di esegesi del Nuovo Testamento presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli (ISSR di Nola). Coordina la formazione biblica nella diocesi svizzera di Lugano. Presidente dell’Associazione Biblica Euro-Mediterranea. Ha pubblicato tra le opere recenti: Scrivere al cuore dell’essere umano. Le lettere del Nuovo Testamento tra esegesi antica ed ermeneutica contemporanea, LAS, Roma, 2011; Gesù è nato a Betlamme? I vangeli dell’infanzia tra storia, fede e testimonianza, Cittadella, Assisi, 2011;  Il mistero appassionato. Lettura esegetico-ermeneutica del Vangelo secondo Marco, Messaggero, Padova, 2011; La gioia del perdono.Lettura esegetico-ermeneutica del Vangelo secondo Luca, Messaggero, Padova, 2012.


Dati tecnici:
Contributo all’incontro: 10,00 euro
Pranzo di domenica  presso il Convento solo su prenotazione entro il giovedì precedente :10,00 euro
Possibilità di pernottamento in Convento su prenotazione entro il giovedì precedente40,00 euro

Orari:
Sabato 23 febbraio:                             15,30-18,30 prima e seconda relazione
Domenica 24 febbraio:                       9,30-12,30 terza e quarta relazione
                                                              14,30– 16,00 conclusioni e confronto             
Portare la Bibbia

Informazioni:
                Fabrizio Filiberti                   0322 259212
                Milena Simonotti                 3338465144
                cittadidio@libero.it

Per arrivare al Monte Mesma di Ameno (NO):

da Milano: autostrada Milano-Gravellona Toce, uscita ad Arona poi proseguire per Lago d’Orta
da Torino: autostrada Torino-Milano, poi verso Gravellona Toce, uscita a Borgomanero poi per Lago d’Orta

Mandando mail a cittadidio@libero.it invieremo tragitto dettagliato.


Città di Dio
Associazione ecumenica di cultura religiosa
Via C. Battisti 112, 28045 Invorio (NO)
0322-259212


ABEM
Associazione Biblica Euro-Meditterranea
Via Lomellina 52
20133 Milano



lunedì 21 gennaio 2013

Discernimento e lotta nello Spirito (contro i pensieri malvagi) - ADALBERTO PIOVANO

Convento del Monte Mesma
Ameno (NO)



Sabato 9 Febbraio 2013
15,00 – 18,00

Discernimento e lotta nello Spirito
(contro i pensieri malvagi)

ADALBERTO PIOVANO
Monaco Benedettino, Dumenza


La paternità spirituale nella vita monastica è votata in particolare al discernimento dei “pensieri malvagi”, all’esplorazione dei vizi e alla riconquista della pace interiore. L’esercizio richiesto in questa lotta — variamente raffigurata nei Padri del deserto come lotta coi demoni — indica ancora oggi a ciascuno un’esigenza rilevante. La lotta contro le nostre debolezze, le passioni incontrollate, i vizi, le disarmonie con noi stessi, gli altri, il creato, tutto quanto decliniamo come stress, fonte di ansia, angoscia, depressione, malinconia, ha spesso a che fare con quello che costituisce un vero e proprio peccato. Da soli non c’è vittoria. Ridare spazio, accanto alle odierne pratiche di consuling psicologico, alla ricchezza della guida spirituale può essere una scoperta affascinante e fruttuosa.


Dati tecnici

Contributo all’incontro : 4,00 euro


Informazioni:
Milena Simonotti          3338465144
Fabrizio Filiberti           0322 259212

lunedì 14 gennaio 2013

VENERATO NON CREATO


VENERATO NON CREATO…

Il racconto della risurrezione di Mt (28,9-10) fotografa l’incontro delle donne con Gesù. Lasciato il sepolcro, dopo le parole dell’angelo, lo videro, “gli presero i piedi e si prostrarono dinanzi a lui”. La scena è quasi liturgica. Matteo, che scrive circa verso il 70-80, raccoglie l’esito di un percorso religioso già maturo. È Larry W. Hurtado a richiamare, oggi, il processo di formazione della venerazione di Gesù, attestata già tra il 30 e il 50 d.C. nelle prime comunità. Il culto di Gesù si sviluppa dentro una cultura – giudaica – connotata da un monoteismo esclusivo, per cui il problema più rilevante è capire come sia stato possibile accogliere la devozione di Gesù in rapporto a quest’unico Dio. In che modo e quali forze portarono a questa venerazione? Non basta pensare che l’affermazione della divinità di Gesù dipenda dalla forza apologetica dei miracoli o dall’autodichiarazione messianica di Gesù; né, all’opposto, che sia frutto d’invenzione mitologica a partire da influssi greco-romani, che presentano casi di uomini fatti diventare divini. È una spiegazione semplicistica e ormai confutata. Più che speculazioni teoriche, occorre indagare il fatto stesso del comportamento religioso che l’incontro con Gesù ha suscitato. Al di là del profeta ammirato (e osteggiato), le comunità individuano da subito un rapporto peculiare tra il Dio di Israele e questo Gesù, esperienza che chiede di essere compresa in un orizzonte religioso nuovo: “per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo grazie a lui” (1Cor 8,6). Appare un modello “binitario” dove Gesù non è un dio “in più”, ma dove da Dio ne è richiesta la venerazione come Signore (kyrios): “Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso” (At 2,36). Ciò in forza di un rapporto speciale che è venuto ad emergere durante l’attività pubblica: l’autorità riconosciuta (con quale autorità…?), la temerarietà d’interpretare la Torà (ma io vi dico…), l’unità relazionale rivendicata (io e il Padre siamo una cosa sola…). Deve essere chiaro che ciò che per noi oggi sembra una semplice dichiarazione di fede, doveva costituire per le prime comunità una sfida enorme, una richiesta a “darne ragione” di fronte alle obiezioni apparentemente insuperabili. L’annuncio (kerigma) della risurrezione, principale dato apologetico, non pare bastare e chiede un’esplorazione nella vita stessa di Gesù, cosa che avvenne attraverso le tradizioni che diedero vita ai Vangeli. La prima percezione chiara è che Gesù non fu un evento pacifico e pacificatore, divise tra seguaci e oppositori. La fede in lui rimane inquietante nella sua stessa origine e pretesa. Chi pensa che l’aderire alla sua “Via” (l’originario nome del cristianesimo) sia stata una questione di comodo o una scelta tranquillizzante, si sbaglia. Ieri come oggi. Cosa spinse però i discepoli, notoriamente sottrattisi alla cattura, scappati e rifugiati nelle loro terre, a riprendere la strada del Maestro? Indubbiamente non bastò una convinzione dottrinale, la cui sostanza maturò probabilmente nel tempo, quanto l’esperienza diretta del Risorto.
Lc 24,13-35 è l’emblematico racconto dell’incontro con il Risorto da parte di due ignari discepoli che tornavano ad Emmaus. I due camminano verso casa nella delusione, per le speranze finite sul Calvario e, ancor più, per lo sconcerto dell’annuncio del sepolcro vuoto e della presunta apparizione alle donne. Poco credibile. Il loro volto triste è intercettato dal viandante che si accosta ed avvia un dialogo. Le parole dello sconosciuto sono capaci di riaccendere echi sentiti: parla di come le Scritture antiche illuminavano le circostanze e di come riguardassero l’attesa del Cristo. C’è riflessa forse una più matura fede postpasquale in ciò, ma non è da escludere che il viandante stesso (Gesù) abbia potuto fare quell’esegesi per spiegarsi. La lezione affascinante non basta. Il darsi ragione, quale miglior “sapere” perché e come sono andate le cose, non basta: non serve una laurea in teologia. Certo è che l’appello alla Scrittura (“Cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui”) consente almeno l’abbandono dei discorsi ancorati alle speranze deluse (“sono già tre giorni…” e non è accaduto nulla!) ed il passaggio ad una memoria rinvigorita: non s’è sperato per un nulla! Quelle parole sono riconosciute capaci di “far ardere il cuore nel petto” perché sono memoria della promessa di Dio. Si viene rimproverati per averla dimenticata (“Sciocchi e tardi di cuore…”). Neanche questo ardore basta: conserva la memoria, ma non fa “vedere” Gesù accanto a loro. Però sollecita a prolungare l’incontro: si sta bene con te, fermati a cena, resta con noi! Ecco la commensalità e la connaturalità dei gesti: lo stile consente di accedere alla persona. In quei soliti gesti di benedizione e dello spezzare il pane “si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”. Ciò che riguarda il Cristo è una questione di stile, di gestualità concreta. Appare alla vista! Nella distribuzione della cena s’intravede, ormai, il dono del corpo/sangue necessariamente crocifisso (“Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”).
Avviso ai naviganti!  Cristo risorto appare in ogni gesto di donazione. Quando “appare” così, può anche “sparire”. Immediatamente: “Ma lui sparì alla loro vista”. Uno dei versetti più enigmatici. Non un abbandono, ma una conferma che ciò che deve essere “saputo” è dato e ciò che deve essere “vissuto” – comunione e condivisione – è avviato. Ecco la promessa del regno di Dio resa presente. Basta, questa volta, per assicurare il ritorno a Gerusalemme, la città da cui tutto ripartirà; basta per testimoniare la fede sintetica ed essenziale “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”. Una formula liturgica (Simone è Pietro, la roccia), più simbolo che fatto, capace di dire in eterno che l’atto di fede è questa stessa testimonianza.

Che questa esperienza richieda un culto – cos’è la Messa se non la drammatizzazione di questo episodio? - segnala la sua potenza performativa: il seguace di Gesù non aderisce idealmente, ma esistenzialmente, coinvolgendo tutta la sua esperienza vitale in una dimensione assoluta. Solo questa sacralità può pretendere un linguaggio - parole e gesti - cultuale, una ritualità perenne e costitutiva della propria identità. Un fare gratuito, senza scopo, se non quello di essere memoriale dell’essenziale. Se il cristianesimo è divenuto religione (e non solo etica), lo è per questo potere liturgico. Ciò che siamo non va solo effettuato, quanto celebrato. Battesimo e cena eucaristica ci attestano sulla Via di Gesù.

Fabrizio Filiberti